Dopo aver denunciato quanto è successo lo scorso 7 agosto, dove il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della giustizia Andrea Orlando, ha inviato in parlamento un disegno di legge che detta nuove disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali, Federarchitetti ritorna a denunciare la mancata attenzione del Governo verso le professioni tecniche visto che nella legge di bilancio è stato inserito l’equo compenso nuovamente solo per i legali.
Federarchitetti scese in piazza lo scorso 13 maggio, insieme alle altre sigle sindacali, proprio per chiedere al Governo l’introduzione di una normativa sull’equo compenso per i liberi professionisti che fosse pari al livello della prestazione professionale svolta nonchè per far porre l’attenzione, dell’attuale classe politica, verso la categoria degli architetti ed ingegneri che, anno dopo anno, vedono erodere i loro redditi per colpa di politiche che stanno riducendo il settore al di sotto della soglia di povertà
Attualmente, oltre al disegno di legge presentato dal governo, sono all’esame del Senato il ddl S.2858 ed alla Camera i ddl C.4574, C.4575 e C.4582, due dei quali a firma dei due presidenti della Commissione Lavoro del Senato e della Camera.
Focalizzare l’attenzione sull’argomento solo ad una categoria professionale, come ha fatto il Governo e qualche parlamentare, non consente di inquadrare la problematica nella giusta direzione ma solo di favorire una professione rispetto ad un’altra nel tentativo di creare divisioni tra le diverse categorie.
E’ evidente che la problematica investe gli oltre mezzo milione di professionisti iscritti agli Albi ed Ordini ed in particolar modo il settore tecnico che più di tutti sta pagando le conseguenze della crisi economica, iniziata a fine 2007 in conseguenza della bolla speculativa americana nel settore immobiliare ed ancora non terminata.
Per questo Federarchitetti auspica che, in sede di conversione in legge del ddl governativo, si ampli la normativa anche al settore tecnico come di fatto incluso nel ddl S.2858 in discussione al Senato, tenendo presente che il giusto compenso debba corrispondersi alle prestazioni effettuate dai liberi professionisti iscritti agli Albi ed Ordini, escludendo coloro che svolgono prestazioni interne alle pubbliche amministrazioni.