Per la prima volta, dal secondo conflitto mondiale del secolo scorso, l’Italia si trova ad affrontare un’emergenza sanitaria di proporzione internazionale dove ogni singolo cittadino fa la propria parte per non diffondere ulteriormente il virus e dove, anche noi architetti ed ingegneri liberi professionisti, stiamo facendo la nostra parte per il funzionamento delle attività essenziali per il Paese.
In questa inaspettata emergenza, Federarchitetti è in prima linea per sostenere gli architetti ed ingegneri liberi professionisti nel ruolo che rivestono all’interno della società, per anni bistrattati da politiche ed interventi che hanno guardato altrove le azioni per lo sviluppo del Paese.
Le richieste formulate da Federarchitetti in questi giorni ai massimi responsabili delle istituzioni del Paese e della nostra cassa di previdenza, hanno trovato diverse risposte nei provvedimenti emanati in queste ore e a loro vanno i nostri ringraziamenti.
In particolare è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale la versione definitiva del Decreto Interministeriale del 28 marzo che RICONOSCE IL DIRITTO ALL’INDENNITA’ DI 600 €URO ANCHE AI PROFESSIONISTI NON IN REGOLA CON GLI OBBLIGHI CONTRIBUTIVI . Questo risultato non è certamente solo una nostra vittoria ma non possiamo non rallegrarci del risultato che comunque è esattamente in linea con la richiesta che abbiamo inviato ai Ministri Catalfo e Gualtieri.
Diverse misure adottate da INARCASSA nel CdA del 25 marzo scorso concordano con le nostre richieste espresse qualche giorno prima, come:
- la costituzione di un fondo di garanzias per chi non ha merito al credito;
- deroga al solo contributo soggettivo minimo (noi avevamo chiesto la moratoria per tutti i contributi minimi da versare ad Inarcassa) per l’anno 2020;
- sussidio una tantum – aggiuntivo rispetto al cosiddetto bonus “Baby Sitter” previsto dal Governo – per iscritti che hanno figli under 12;
- Interventi connessi all’utilizzo di INARCARD.
Tutto ciò non basta. Continueremo a sollecitare i singoli soggetti istituzionali affinché le problematiche che la nostra categoria si trova ad affrontare per l’emergenza coronavirus (e non solo) possano trovare risposte concrete nei provvedimenti futuri.