“Lo vuole l’Europa” è la locuzione che dovrebbe chiudere ogni discussione, la pietra a angolare che sancisce la fine di un ragionamento.
Se l’oratore di turno non ha più argomenti, ricorre a questa frase che dovrebbe sopire le velleità dialettiche del suo interlocutore. Non ci sono più margini di trattativa, la partita è persa e l’oratore porta a casa l’effimero successo del momento.
“Lo vuole l’Europa” è una frase forte che evoca affermazioni antiche, richiama alla mente il grido dei crociati che in nome della religione invadevano Gerusalemme; invocazioni, dogmi che servivano per perorare argomenti nobili ma anche raffinate nefandezze. Papa Innocenzo III, subito dopo la propria elezione al soglio pontificio nel 1198, tra i primi atti del suo pontificato, indisse la quarta crociata (1202-1204); doveva essere diretta contro i musulmani in Terra santa, ma in realtà si risolse nel saccheggio di Costantinopoli da parte dell’esercito crociato; episodio cruciale per la successiva spartizione dell’Impero bizantino.
Alchimie medievali? Non proprio se ancora oggi utilizziamo strumenti analoghi.
Anche sulla questione Tariffe, quando i professionisti hanno tentato di argomentare, di esprimere le loro ragioni, di controbattere, sono stati zittiti dalla terrificante frase: Lo vuole l’ Europa, che ha lasciato annichiliti i professionisti, ormai privati di tutte le armi del contrasto verbale. La battaglia era persa, i fautori delle liberalizzazioni selvagge avevano vinto (salvo poi ripensarci per i contenziosi ed i lavori pubblici, capendo di aver fatto una stupidaggine) e noi ci eravamo ormai ritirati nei nostri anfratti a leccarci le ferite.
Poi un giorno, oltre alla balla delle armi di distruzione di massa di Saddam, scopriamo che anche “Lo vuole l’Europa” è una splendida bugia a favore dei poveri professionisti italiani che, improvvisamente, scoprono come i tedeschi abbiano delle – udite, udite – parcelle.
Il povero professionista italico allora resta colpito, balbetta, farfuglia e sommessamente si chiede… ma non lo voleva l’Europa? Con le nostre orecchie abbiamo sentito i professionisti della politica (quindi dovremmo anche essere colleghi) ripeterci ossessivamente che non potevamo fare nulla, Bersani ci raccontò che dovevamo almeno eliminare i minimi tariffari, poi giunse il Governo Monti (quello delle banche, tanto per inquadrare…), che disse che dovevamo essere più coraggiosi ed abrogarle del tutto, che altrimenti l’Europa (un po’ come lo spauracchio dell’uomo nero per i bambini – che però oggi non si può più dire perché politicamente scorretto) ci avrebbe punito.
Noi supinamente accettammo mentre i tedeschi (per i distratti parliamo della nazione che guida la famigerata o amata Europa, dipende dai punti i vista) applicano le loro belle tariffe alla faccia nostra che siamo costretti alla becera trattativa da mercato ortofrutticolo, controllati come siamo dall’Autorità di turno che ci bacchetta appena facciamo un’azione “non europea” e contro la concorrenza, con l’arroganza fanatica di chi guarda la pagliuzza nell’occhio altrui e non il trave nel proprio occhio.
Il sospetto di essere stati presi in giro è forte, il dubbio che i politici italiani abbiano utilizzato strumentalmente l’Europa per penalizzare una categoria sociale – a vantaggio di altri – è ormai evidente se la Germania, ma anche altre nazioni del consesso europeo, utilizza un sistema tariffario per valutare gli onorari dei suoi professionisti.
Il CNI (Consiglio Nazionale Ingegnere) ha anche tradotto in italiano le tariffe tedesche per dimostrare, alla nostra classe politica, che non esiste nessuna norma europea che impedisca l’utilizzo delle tariffe professionali.
Qual è allora una possibile soluzione? Io propongo di chiedere ai nostri politici di adottare in Italia il sistema tariffario alla tedesca, un po’ come accade per la politica. Sono ormai anni che i nostri politici litigano sulla riforma elettorale e ci sentiamo dire che è meglio il sistema “alla francese” piuttosto che quello “alla tedesca”.
Per le tariffe utilizziamo il sistema che adotta il paese più rigoroso, non sbaglieremo, ricordando che i tedeschi, e le istituzioni europee, sostengono sempre più spesso che gli onorari sono una tutela anche per i consumatori.
In questo caso non l’ho detto io, l’ha detto… l’Europa!
aldo olivo