La concezione che abbiamo oggi di produzione industriale è diversa rispetto a quella del passato soprattutto rispetto ai luoghi dove la produzione si concentra: non più nei paesi occidentali ma in quelli emergenti. Si continua inoltre ad immaginare, e a vedere, tra la dicotomia Industriale ed artigianale uno scontro di due modi produttivi. Alla base di questo scontro, ci sarebbe la capacità di rendeseriale un prodotto. Seguendo questa idea, quello che differenzierebbe un processo industriale da uno artigianale, sarebbe la standardizzazione del prodotto e la riduzione dei tempi esecutivi. Questa visione, figlia di una analitica fordista, non tiene presente, però, dell’evoluzione della tecnica. L’informatica combinata alla macchina industriale (es. laser, controllo numerico, 3D) ha garantito, anche a piccoli produttori, un tale livello di automatizzazione, anche su singoli pezzi, che stravolge completamente la vecchia idea di serializzazione organizzata a livello industriale.
Il discorso è sempre stato, e rimane, quello dell’abbattimento dei costi e dello sfruttamento delle economie di scala ma, oggi, tale abbattimento, e chiunque è in credo di notarlo, si è spostato dalla tecnica produttiva all’abbassamento dei costi della manodopera (delocalizzazione nei paesi con costi del lavoro molto bassi).
Il problema si complica molto di più se guardiamo all’intero processo di realizzazione di un oggetto come ad un sistema complesso che va dalla materia prima, alla sua progettazione, per passare alla lavorazione e per finire al circuito di promozione, distribuzione e vendita.
Quest’ultima fase – promozione, distribuzione e vendita – da sempre l’ostacolo più insormontabile per i giovani designer, ha portato alla riscoperta di un vecchio, sembrava demodé, modo di realizzare oggetti di design: l’autoproduzione.
Da poco più di un decennio si sta infatti diffondendo con maggiore impulso l’autoproduzione di oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana da parte di architetti, designer. creativi, artigiani, ecc. che sviluppano l’intera filiera dal progetto, alla produzione fino alla commercializzazione dell’oggetto prodotto.
La Federarchitetti da qualche anno è venuta a contatto con alcuni degli operatori del settore convincendosi che è in atto un nuovo modo di produrre, considerato che l’industria tradizionale non è riuscita a dare risposte esaustive alla nuova domanda che il mercato richiede. Per tal motivo la Federarchitetti ha inteso portare alla luce questo nuovo fenomeno partendo da alcune città del Sud si presenta al Salone del Mobile di Milano 2016 offrendo agli operatori dell’autoproduzione una vetrina per far conoscere alla collettività i loro prodotti.
All’evento partecipano non solo architetti ma anche designer, creativi e artigiani, poiché vi è la necessità di costruire un’unica filiera che abbracci l’intero settore secondo parametri predefiniti di rigore progettuale ed esecutivo che esalti il livello qualitativo del prodotto realizzato.
Al Salone del Mobile 2016 sarà presentato “SLIDE IN MOTION” che racconta uno spaccato dell’autoproduzione ma non l’intero mondo. Anzi, attraverso la manifestazione del 12 – 17 aprile Federarchitetti vuole ulteriormente far emergere il fenomeno, ponendosi come catalizzatore per tutti quei soggetti che si riconoscono nel tema, ben consapevole che occorre partecipare al processo di internazionalizzazione che il mercato richiede. Il tema, ancora una volta, è come il “Locale” possa divenire “Globale” e l’autoproduzione ha tutte le carte in regola per partecipare nel nuovo mercato.
Il Presidente
arch. Nazzareno Iarrusso