cadiprof 728

Pubbicato su La Repubblica di venerdì 11 novembre, edita per la Regione Campania, l’intervista al Presidente Federarchitetti per la rubrica rapporto edilizia 2022 che si riporta di seguito.

Nonostante Federarchitetti A.N.A.I.L.P. (Associazione Nazionale Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti) sia nato per iniziativa di alcuni architetti il 3 febbraio 1968, oggi, a differenza dell’Ordine, forse è meno conosciuto. Come mai accade questo, secondo Lei, e in cosa siete diversi dall’Ordine, per l’appunto?

La Federarchitetti nasce il 3 febbraio 1968 grazie ad alcuni colleghi pionieri che avevano compreso per primi la necessità di dover costruire tutele per migliorare la crescita dell’attività degli architetti ed ingegneri liberi professionisti. Agli inizi del secolo scorso l’attività di architetto o di ingegneri era svolta prevalentemente da soggetti provenienti dall’ambiente aristocratico o borghese in conseguenza delle limitate opportunità di accesso alla formazione scolastica e formativa. Anche se la legge che istituisce gli ordini degli architetti ed ingegneri risale al 1923, con la quale si inizia a regolamentare l’attività professionale, è solo dal dopoguerra che le professioni si aprono alla formazione di massa, con inizio del processo a fine degli anni ’60, apice agli inizi degli anni ’90 e flessione negli anni successivi. E’ proprio agli inizi di questo processo che nasce Federarchitetti con lo scopo di avvicinare coloro che svolgevano solo la libera professione alla individuazione delle criticità riscontrate nell’attività e alle azioni da svolgere per la loro risoluzione. In quegli anni gli Ordini non hanno compreso l’importanza di avere questo nuovo soggetto che si occupasse esclusivamente delle problematiche legate al mondo libero professionale ed hanno visto il sindacato come ostativo alla loro azione affidata dalla legge. Occorre evidenziare che la risoluzione delle problematiche che attanagliavano i liberi professionisti era affidata allo spirito di azione di pochi individui che si trovavano a combattere non solo verso il sistema legislativo, che riduceva sempre più il loro campo d’azione, ma anche con le diffidenze e contrasti interni. Oggi Federarchitetti è uno delle prime Associazioni di categoria ed è molto conosciuta nel comparto tecnico nonostante le difficoltà che ha dovuto superare. Attraverso la Confedertecnica, di cui Federarchitetti è aderente, nel maggio 2001 siamo stati riconosciuti Parte Sociale dal Ministero del Lavoro e, come firmatari del contratto nazionale di lavoro degli studi professionali, è stata costruita la bilateralità del settore con Fondoprofessioni, che si occupa della formazione continua dei dipendenti degli studi professionali, CADIPROF, che si occupa dell’assistenza sanitaria integrativa per i dipendenti e, per alcune prestazoni, per i datori di lavoro ed infine EBIPRO, che opera al fianco degli studi professionale.

C’è una differenza sostanziale di funzioni tra gli Ordini (architetti ed ingegneri) e Associazioni di categoria (Federarchitetti). I primi sono organi dello Stato sotto il controllo del Ministero della Giustizia costituiti per legge, come innanzi detto, del lontano 1923 con i compito di verificare i requisiti dell’iscritto per lo svolgimento dell’attività professionale e del suo comportamento nello svolgimento della professione attraverso le norme deontologiche. I secondi sono Associazioni di Categoria che tutelano gli iscritti al fine di migliorare la crescita e la loro attività sul territorio. Dal punto di vista finanziario gli Ordini Territoriali e Nazionali si reggono con il pagamento della quota associativa degli iscritti come anche Federarchitetti, con la differenza che per gli Ordini l’iscrizione ed il versamento della quota è obbligatoria, mentre per Federarchitetti l’iscrizione è volontaria.

Che tipo di azioni state portando avanti, in questo periodo, a tutela delle professioni da voi rappresentate?

In questo periodo stiamo dialogando con gli altri soggetti appartenenti al mondo degli architetti ed ingegneri per costruire un fronte comune ed essere così più incisivi sulle scelte legislative che interessano la nostra categoria. Siamo presenti al tavolo di concertazione dove siedono i vertici nazionali delle Associazioni di categoria, dei due Ordini Nazionali e della nostra Cassa di Previdenza per formulare azioni e documenti comuni, l’ultima dei quali sulla riforma del Consulente Tecnico d’Ufficio presso i tribunali. Qualche mese fa abbiamo patrocinato e partecipato all’evento promosso da Rete Professioni Tecniche sul futuro professionale delle professioni tecniche. Infine, in collaborazione con ENEA, il prossimo 16 novembre stiamo organizzando, presso la Sala Tursi del Comune di Genova, un workshop sull’efficienza energetica degli edifici appartenenti alla pubblica amministrazione.

Si discute molto del Superbonus Edilizia, qual è la vostra posizione in merito?

Il Superbonus è stato un provvedimento legislativo utile per far ripartire il mercato delle costruzioni favorendo il recupero del patrimonio edilizio esistente sotto il profilo energetico e strutturale. Gli architetti ed ingegneri da subito si sono attivati per far partire il provvedimento e Federarchitetti ha evidenziato le incongruenze presenti nei primi testi legislativi denunciato le continue modifiche in corso d’opera che hanno lasciato molti colleghi con il cerino acceso in mano per la problematica di trasformare la cessione del credito in denaro immediato. Con il nuovo governo non vi sono segnali di cambiamento e si vogliono apportare ulteriori modifiche al Superbonus abbassando la percentuale del bonus fiscale con ulteriori problematiche per i contratti e lavori in corso di esecuzione.

Che cosa dovrebbe fare il nuovo Governo, secondo voi, per rilanciare l’edilizia sul territorio nazionale?

Come innanzi detto riteniamo che puntare sul Superbonus è più che positivo per rilanciare il recupero degli edifici esistenti migliorando gli stessi sotto il profilo dei consumi energetici e resistenza sismica. Il provvedimento legislativo non solo ha rilanciato il settore ma ha anche contribuito a far crescere una nuova coscienza legale nei committenti che oggi richiedono ai professionisti la regolarizzazione di eventuali abusi ove sanabili e la consapevolezza dell’importanza della regolarità urbanistica dell’edificio per la sua commerciabilità. Inoltre, occorre che vi siano interventi legislativi mirati per favorire la rigenerazione urbana in aree fortemente degradate.

In Campania, invece, che tipo di interventi, in particolare, dovrebbe attuare la Regione?

Nel mese di agosto la regione Campania ha emanata la nuova legge sulla rigenerazione urbana che pone fine anche ad alcuni interventi previsti dal Piano Casa in vigore dal 2009 e che potrà dare una nuova veste alle città.

Le criticità si rilevano a livello territoriale tra le aree costiere super urbanizzate e le aree interne in forte declino abitativo. Sul tema, da qualche anno, sono scesi in campo anche i Vescovi. E’ necessario attivare politiche di sviluppo che limitano lo spopolamento di queste aree e nello stesso tempo possono risolvere i problemi di gestione conseguenziali alla super-urbanizzazione della fascia costiera della regione.

Qual è lo stato di “salute” delle due professioni al giorno d’oggi, ci sono giovani leve destinate a crescere?

Dai dati forniti dalla nostra Cassa di Previdenza il numero di iscritti è nuovamente in crescita rispetto alla flessione subita qualche anno fa del periodo pre-pandemia. L’attività professionale degli architetti ed ingegneri libero professionale è sempre in continua evoluzione grazie alle nuove tecnologie che richiedono competenze specifiche che riducono i tempi di produzione. In questo contesto i giovani professionisti sicuramente avranno maggiori opportunità rispetto ai professionisti senior sia per la formazione legata ai nuovi processi che per la capacità di velocizzare l’attività avendo un’approccio diverso allo svolgimento dell’attività professionale. Sarebbe opportuno che tra i due soggetti ci sia maggiore concertazione al fine di mettere insieme innovazione ed esperienza.

EBIPRO