I SOLI INCENTIVI FISCALI NON BASTANO. OCCORRE RIDURRE LA BUROCRAZIA ED I TEMPI GIUDIZIARI. CORSI DI FORMAZIONE PER LIBERI PROFESSIONISTI SULLE OPPORTUNITA’ DEL NUOVO MODELLO PROGETTUALE BIM
“LA FEDERARCHITETTI – spiega il Presidente Nazzareno Iarrusso – nasce per assistere e tutelare, i propri iscritti, appartenenti alla categoria degli architetti ed ingegneri liberi professionisti, nel loro operato e nei rapporti con la pubblica amministrazione”. L’associazione di categoria è presente ed opera su tutto il territorio nazionale da oltre cinquant’anni.
Il boom economico, che ha vissuto l’Italia a fine degli anni ’60 e fino a metà degli anni ’90 del secolo scorso, è avvenuto anche grazie all’edilizia che va considerata come un’industria chiave del Paese soprattutto per il grande indotto che riesce ad innestare. Infatti, per la realizzazione dell’opera edile occorrono progettisti e tecnici qualificati, materiali di origine naturale (pietre, sabbie, legno, ecc.), industrie di trasformazioni dei prodotti (cementi e malte speciali, acciaio, mattoni, ecc.), artigiani (falegnami, vetrai, marmisti, ceramisti, idraulici, elettricisti, ecc.), operai e maestranze qualificate, agenzie immobiliari, banche.
I processi organizzativi e immateriali del settore si possono sintetizzare nelle seguenti diverse fasi: gestione del territorio, progettazione, controllo dell’esecuzione, attività e promozione immobiliare.
“Con la crisi economica del 2008, derivante proprio dalla bolla speculativa sull’edilizia americana – spiega Nazzareno Iarrusso, Presidente Nazionale di Federarchitetti – vi è stata una frenata nella crescita del settore con una lunga fase recessiva che ha avuto pesanti effetti sull’economia e sulla società italiana. Secondo l’Istat, dal milione e 952mila occupati del 2008 nelle costruzioni sono scese, nel primo trimestre di quest’anno a un milione e 363mila, ovvero, in dieci anni si sono persi un terzo degli occupati ed almeno altri 300mila ne sono stati persi nell’indotto rappresentato nelle industrie e nei servizi collegati. A tutto ciò va aggiunto la tassazione sugli immobili che ha allontanato i risparmiatori dal bene precedentemente considerato “rifugio” dei propri investimenti”. Le politiche di incentivazione fiscale di questi anni nel settore delle costruzioni stanno facendo ripartire l’edilizia e, proprio quest’anno si avvertono segnali positivi. Secondo il XXVI Rapporto congiunturale e previsionale del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia) dedicato al mercato delle costruzioni 2019 “i permessi di costruire per la nuova edilizia abitativa sono cresciuti del 3,9% nel 2016, dell’11,3% nel 2017 e dell’8,7% nel primo trimestre di quest’anno. È cresciuto il consumo interno di cemento (+1%) e sono cresciute, dopo un lunghissimo numero di anni, le vendite di laterizio da muro (+2,8% nel primo trimestre 2018); sono, seppur di poco, aumentati i finanziamenti agli investimenti per l’edilizia residenziale (+0,6%) e per quella non residenziale (+33%); i lavori di recupero edilizio e di riqualificazione energetica sono cresciuti dell’1,7% nei primi otto mesi di quest’anno; il mercato immobiliare residenziale e non è in crescita nel 2018 con tassi intorno al 5%; l’analisi dei bilanci di 967 società operanti nella filiera delle costruzioni indica che la crescita dei fatturati registrata nel 2017 è stata del 4,9%.
Con la legge di bilancio 2020, inviata dal Governo in questi giorni al parlamento, entra per la prima volta negli incentivi fiscali del settore il bonus per il rifacimento delle facciate degli edifici con un incentivo pari al 90 % della spesa sostenuta, mentre continuano gli incentivi per “sismabonus”, “ristrutturazioni”, “ ecobonus”, “acquisto mobili”.
“Come già detto lo scorso anno – prosegue Iarrurro -, tali misure, però, risultano vantaggiose solo per chi ha redditi alti poiché si riesce a recuperare il credito d’imposta nel quinquennio – decennio successivo a quello di realizzazione dei lavori, mentre l’agevolazione è del tutto inefficace per coloro che detengono bassi redditi. Inoltre le misure creano disparità tra i cittadini in base alle aree geografiche di appartenenza dove si produce più reddito (Nord) rispetto a quelle più povere (Sud). Per risolvere il problema vi è un tiepido quadro normativo per la cessione del credito a terzi ma, per problemi di contenimento della spesa pubblica, la misura è riservata solo a coloro che hanno partecipato all’intervento; in buona sostanza la cessione del credito può avvenire solo tra i singoli condomini o tra i condomini e l’impresa esecutrice dei lavori o tra i fornitori di sevizi. Con il recupero del patrimonio edilizio esistente si riduce anche il consumo di suolo e delle risorse naturali con la positiva salvaguardia dell’ambiente naturale da conservare alle generazioni future”.
Le sole misure fiscali incentivanti da sole non bastano per far crescere il settore dell’edilizia se non si agisce anche sulla riduzione della burocrazia e dai lunghi tempi giudiziari in caso di controversia. “In un epoca di forte digitalizzazione – aggiunge il Presidente nazionale di Federarchitetti – è fondamentale che la pubblica amministrazione risponda adeguatamente alla velocizzazione del processo produttivo attraverso l’uso delle nuove tecnologie che permettono di ridurre i tempi decisionali: gli ingegneri ed architetti liberi professionisti sono pronti ad operare in tale nuovo contesto”.
Le nuove tecnologie stanno cambiando il mondo della libera professione di architetto ed ingegnere. “La prima rivoluzione il settore l’ha vissuta a partire dal 1986 con l’arrivo dei computer e dei software che con essi si sono interfacciati – continua Iarrusso -; oggi la società civile richiede non solo la prestazione libero professionale ma anche la gestione della complessità derivante dalle conseguenze di mettere in atto la determinata azione. La nuova tecnologia consente di governare il processo, con la digitalizzazione e le piattaforme condivise, attraverso la possibilità di interazione tra loro dei singoli soggetti che operano nella realizzazione dell’opera edilizia (per esempio far interfacciare il progettista con lo strutturista, con l’impiantista, con il coordinatore per la sicurezza, ecc)”.
In tale processo anche l’Italia sta aggiornando il quadro normativo di riferimento e procedendo nella digitalizzazione per la realizzazione dell’opera pubblica attraverso l’uso del modello BIM (Building Information Modeling), per porre all’attenzione dei committenti, progettisti, imprese ed operatori del settore verso la condivisione responsabile nelle varie fasi di realizzazione dell’opera velocizzando il processo costruttivo.
In attuazione dell’articolo 23, comma 13, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, “Codice dei contratti pubblici”, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha adottato il decreto n. 560 del 1 dicembre 2017 che definisce le modalità e i tempi di progressiva introduzione, da parte delle stazioni appaltanti, delle amministrazioni concedenti e degli operatori economici, dell’obbligatorietà dei metodi e degli strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere e relative verifiche. Già dal 1° gennaio 2019, il D.M. 560/2017, ha reso obbligatorio di avvalersi del nuovo modello progettuale per opere di importo superiori ai €. 100.000,00 con riduzioni progressive negli anni fino alla data del 1° gennaio 2025 dove sarà obbligatorio utilizzare il modello BIM per tutte le nuove opere che si andranno a progettare.
“Per velocizzare l’evoluzione del BIM – conclude il Presidente Iarrusso – è intenzione della Federarchitetti organizzare corsi di formazione per gli architetti ed ingegneri liberi professionisti per far cogliere le opportunità professionali che il nuovo modello progettuale mette in campo. Per la complessità nella gestione dei dati e delle procedure da attivare è necessario che la pubblica amministrazione vada ad assumere il ruolo di controllore del processo e che lasci la progettazione e la direzione dei lavori a favore del libero professionista esterno allocando le risorse necessarie recuperabili dai fondi già stanziati e previsti anche dalla prossima legge di bilancio 2020”.