fondo professioni

Con questo articolo vogliamo ricordare la figura illuminata dell’arch. Alberto Scarzella Marzocchi, Segretario della Federarchitetti dal 1971 al 1979, recentemente scomparso. Pubblicato sulla rivista 001 nel marzo 1984 da lui diretta, l’articolo focalizza le problematiche dello svolgimento dell’attività libero professionale dell’architetto anticipando soluzioni che ancora oggi, a distanza di trentatre anni, sono attuali.

Tu dai una cosa a me e io dò una cosa… a me

Competenze esclusive

Ancora una volta il Ministero ha costituito una Commissione infraprofessionale per individuare gli ambiti di competenza esclusiva dei laureati e dei diplomati che operano sul territorio. Ancora una volta si disquisirà su cosa si deve intendere per modesta costruzione o sulla differenza che intercorre tra frazionamento e lottizzazione o fra impianti tecnici al servizio di un edificio o di un comparto edilizio, di un quartiere e di una città.

Mercato delle vacche

Sono sempre più convinto del fatto che se si vuole schiodare questa annosa diatriba bisogna abbandonare

il mercato delle vacche del “io do’ una cosa a te se tu dai una cosa a me” per affrontare il nocciolo del problema e cioè la questione della qualità della prestazione. Se continueremo a percorrere la strada delle competenze esclusive vincerà il primo round chi potrà far valere i numeri (voti) che la propria categoria esprime, ma poi il macht finirà, come sempre, alla pari (nulla di fatto) perché chi non ha voti da vendere riesce sempre a sollevare la stampa, a spedire telegrammi e a far valere la forza della tradizione culturale e via blaterando.

Qualità progettuale

La qualità del progetto non è garantita dal pezzo di carta conseguito in gioventù da chi lo ha eseguito. Le Corbusier non era laureato come non lo erano Scarpa o Lingeri. Nervi, come Morndi, non era architetto

e Verdi fu bocciato al Conservatorio di Milano. Sono notizie da parole incrociate tanto sono note. La qualità è correlata alla serietà e alla esperienza professionale di chi progetta senza paura di assumersi le responsabilità che il progettare comporta.

Artt. 36 e 37 della Costituzione

La soluzione del problema ci viene offerta dalla Costituzione che all’art. 36 afferma: “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro“, e all’ultimo comma dell’art. 37 precisa: “La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzioni.” Nel rispetto di questi principi non dovrebbero essere approvate Tariffe di Legge differenziate a secondo del titolo di studio di chi esercita; ma solamente Tariffe adeguate ai vari livelli di prestazione professionale.

I professionisti, in questo caso, non verrebbero più scelti in base al loro costo e la selezione verrebbe fatta dal committente che, a parità di prezzo, potrà scegliere, fra i professionisti di sua fiducia, chi saprà garantirgli il più alto livello qualitativo.

Garanzia del risultato

Nessuno può pretendere che il cittadino o l’Ente pubblico faccia da cavia, pertanto nel momento in cui verranno liberalizzati gli ambiti di competenza dovranno essere precisati i livelli di responsabilità, in campo sia civile che penale, del professionista.

Contestualmente dovrà essere resa obbligatoria l’Assicurazione contro i danni per errata progettazione o cattiva conduzione dei lavori. La graduatoria verrà, di fatto, fornita dalle Assicurazioni, con la differenziazione dei premi in rapporto al rischio, come già accade per la assicurazione auto. I meccanismi esistono, si tratta di adattarli al nuovo problema, di collaudarli e perfezionarli nel tempo.

Responsabilità personale

Discutendo la Legge sull’abusivismo (e ricordando la correlazione tra abusivismo e lungaggini burocratiche), avevo proposto di dare la concessione edilizia a fronte di una dichiarazione giurata attestante la conformità del progetto alle prescrizioni di Legge. Dichiarazione avallata da un Istituto Assicurativo garante, nei confronti del committente e dell’Ente pubblico, della corretta prestazione professionale. E aggiungevo che, in caso di errore, il professionista doveva essere penalizzato da suo Ordine o Collegio.

Anche nel caso di errori progettuali o nella direzione dei lavori gli Ordini o i Collegi dovranno valutare il grado di colpevolezza del professionista e assumere i provvedimenti del caso.

Tariffa o contratto di lavoro

L’unificazione dei minimi tariffari potrebbe essere attuata trasformando l’attuale Tariffa in un Contratto di lavoro a livello nazionale. Avanti al Ministero di Grazia e Giustizia e del Lavoro discuteranno i valori dei minimi tariffari i Sindacati dei professionisti e I’ANCE, le Cooperative di produzione e lavoro, I’ANCI, l’ANIACAP e il SUNIA: da una parte i professionisti e dall’altra gli operatori e gli utenti.

Contrattando i minimi tariffari a questo livello non si darà più spazio alle furbate tipo “Legge sulle carceri” che ha dato un colpo di spugna al principio della inderogabilità dei minimi tariffari per le prestazioni effettuate per gli Enti pubblici. Come se negli studi professionali vigessero due Libri paga: uno per i dipendenti che operano per i privati e uno per quelli che lavorano per gli Enti pubblici.

Qualità e costo del lavoro

Bisogna anche smetterla di far finta di non sapere che la qualità è direttamente collegata al costo della prestazione. Anche se non è vero il contrario. Più il progetto è definito e più il committente è garantito da sorprese nella conduzione dei lavori. Un minor costo comporta un minor livello prestazionale e quindi una minore garanzia del rispetto delle previsione di costo del cantiere.

Non desidero parafrasare Lapalisse ma troppi sono i committenti che si ostinano a richiedere prestazioni sotto Tariffa approfittando della situazione di sotto occupazione dei professionisti che operano sul territorio. Eppure è lunga la schiera di chi, avendo operato con Imprese che hanno accettato contratti capestro, si è poi ritrovato con edifici mal finiti, più costosi del previsto e dai costi di gestione incontrollabili.

Vinca il migliore

La qualità creativa sta tutta nel cervello e nell’esperienza del professionista e quindi non ha prezzo. Ma la qualità progettuale, che si evidenzia nel corretto trasferimento dell’idea sulla carta, ha un suo costo obbligato; più il trasferimento è puntuale e preciso e più aumenta il costo del lavoro.

Al di sotto di certi livelli di costo l’atto creativo rimane puro parto della fantasia con tutte le labilità del caso. Invece di litigare intorno ad un tavolo, quadrato o tondo che sia, unifichiamo le Tariffe e misuriamo sul lavoro la nostra competenza e le nostre reali capacità. E poi come diceva un noto commentatore sportivo “vinca il migliore”.

Alberto Scarzella Mazzocchi

EBIPRO