Collegata alla città di Ancona si è conclusa venerdì 26 marzo in webinar la XI Giornata Nazionale per la Sicurezza nei Cantieri promossa dalla Federarchitetti nella quale hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, vertici degli ordini professionali tecnici, magistrati e avvocati che si occupano del settore e vertici delle Associazioni di categoria.
Questa settimana pubblichiamo il contributo del Presidente dell’INAIL Franco Bettoni edito sulla nostra rivista collegata alla manifestazione.
“Stiamo vivendo una fase complicata e incerta nella quale la pandemia ha condizionato in maniera cruciale gli sviluppi dell’economia e della società nel mondo intero.
Nel nostro Paese l’emergenza sanitaria e la sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno portato a conseguenze senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e quindi sul mercato del lavoro.
Non dobbiamo però perdere di vista l’obiettivo della tutela dei lavoratori ed è ora ancora più importante non abbassare la guardia sul tema della sicurezza sul lavoro. Oltre al contributo dell’Istituto per l’attuazione di misure adeguate per fronteggiare la pandemia, abbiamo quindi ritenuto opportuno dare continuità a tutte le attività volte al miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso interventi di informazione, assistenza, consulenza, formazione e promozione in materia.
L’Istituto prevede forme di sostegno economico volte a contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali attraverso finanziamenti erogati alle imprese – i cosiddetti bandi “Isi” – per la realizzazione di progetti per il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.
Riconosce, inoltre, una riduzione del tasso medio di tariffa alle aziende che abbiano effettuato interventi, tipo: l’adozione o il mantenimento di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro idoneamente certificati, le asseverazioni rilasciate da organismi paritetici, la segnalazione di mancati incidenti sul lavoro, le iniziative di formazione adottate, le agevolazioni sociali concesse ai lavoratori, le convenzioni stipulate con le Asl per le campagne contro il fumo, l’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti, e di adozione di corretti stili di alimentazione, gli interventi di miglioramento riferiti al reinserimento lavorativo di dipendenti affetti da disabilità da lavoro.
L’Istituto, inoltre, mette a disposizione fondi per finanziare progetti di formazione e informazione in materia di reinserimento e di integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro oltre che per interventi formativi in prevenzione, destinati non solo alle figure dei Rappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza e dei Responsabili dei Servizi di Prevenzione e protezione, ma anche ai lavoratori.
Sul versante dell’informazione, inoltre, con l’avviso pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 22 febbraio sono previsti quattro milioni di euro per la realizzazione di una campagna nazionale per una capillare diffusione della cultura della salute e sicurezza sul lavoro.
Alcuni settori produttivi,come la cantieristica edile, in cui le conseguenze degli infortuni risultano spesso gravi, necessitano di politiche di prevenzione mirate e adatte ai molteplici fattori che caratterizzano ormai il nostro sistema economico e sociale: la trasformazione del mondo del lavoro, la flessibilità dei contratti, l’apporto significativo dei lavoratori stranieri, l’utilizzo di nuove tecnologie.
Probabilmente la crisi del settore e l’adozione di più efficaci interventi di prevenzione nei cantieri hanno impattato sulla riduzione del fenomeno infortunistico.
Andando ad analizzare i dati, il settore delle Costruzioni ha infatti fatto registrare nel quinquennio 2015-2019 (*dati aggiornati al 31 ottobre 2020) una diminuzione delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (quindi esclusi quelli in itinere) dell’8,8% (da oltre 37mila casi del 2015 a circa 34mila del 2019) e del -14,7% per i casi accertati positivamente, passati dai 32.612 del 2015 ai 27.818 del 2019. Oltre il 60% degli infortuni in occasione di lavoro accade in una regione del Nord Italia, in testa Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto.
Per quanto riguarda gli infortuni in occasione di lavoro con esiti mortali, oltre un quinto di quelli dell’Industria e Servizi avviene nelle Costruzioni, dato che conferma l’alta rischiosità del settore. Dal 2015 al 2019 si è comunque registrato un calo del 28,4% (da 183 casi a 131).
Esaminando invece le malattie di origine professionale, nel 2019 sono pervenute all’Inail 8.987 denunce da parte di lavoratori che operano nelle costruzioni. Tale settore risulta essere quello che contribuisce maggiormente al numero totale delle patologie derivanti dal lavoro denunciate all’Istituto nell’Industria e servizi.
Nel corso dell’ultimo quinquennio, si è registrato un significativo aumento delle malattie professionali nel settore delle costruzioni: si è infatti passati dalle 7.485 nel 2015 alle 8.987 nel 2019 con un incremento del 20,1%. Territorialmente la maggiore crescita si è avuta al Centro, a seguire nel Mezzogiorno e al Nord-Est, mentre Nord-Ovest e Isole risultano in calo. Il 99,4% delle malattie ha interessato gli uomini, a conferma della prevalenza della componente maschile di lavoratori.
Gli operatori del settore delle costruzioni sono esposti ad una molteplicità di rischi lavorativi che possono originare numerose malattie professionali e uno studio dell’European Agency for Safety and Health at Working, già nel 2004, affermava come l’edilizia sia un settore noto per l’incidenza di malattie professionali e i lavoratori edili soffrono più dei colleghi di altri settori di disturbi muscolo-scheletrici, come lombalgie e problemi degli arti. Ricordiamo che la campagna 2020-2022 promossa dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, di cui Inail è focal-point italiano, è proprio dedicata ai disturbi dell’apparato muscolo scheletrico correlati all’attività lavorativa.
Molti lavoratori edili risultano ancora oggi esposti ad amianto oltre che ad alti livelli di rumore e vibrazioni a causa dell’utilizzo di macchinari, tra cui i martelli pneumatici; i carpentieri hanno un rischio abbastanza elevato di sviluppare un tumore delle cavità nasali come risultato dell’esposizione a polveri di legno; le polveri generate dal taglio e dalla lavorazione di prodotti contenenti silice cristallina, come ad esempio la sabbia, sono in grado di sviluppare silicosi e gravi patologie respiratorie.
I dati del 2020 sono influenzati dall’emergenza Coronavirus.
Per il settore Costruzioni, nel 2020 si è rilevata rispetto al 2019 una sensibile diminuzione delle denunce d’infortunio in occasione di lavoro pari al -23%. I mesi nei quali si è presentato il maggior decremento sono quelli di inizio pandemia; nei mesi estivi il calo si è attenuato per poi riprendere più decisamente nell’ultimo trimestre 2020. Passando all’analisi delle denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, si rileva una sostanziale stabilità: 114 le denunce d’infortunio con esito mortale in occasione di lavoro nel 2020 contro le 113 del 2019. Inoltre, circa il 2% delle denunce registrate ha riguardato il contagio da Covid-19; percentuale che sale intorno al 15% per i casi mortali.
Per attuare politiche di prevenzione efficaci e garantire una reale tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro è fondamentale un’approfondita valutazione e gestione dei rischi (cadute dall’alto, incendi ed esplosioni, lavorazioni in quota e con ponteggi) e sono numerose le pubblicazioni che l’Istituto realizza e che possono essere consultate sul portale istituzionale.
Investire in sicurezza resta dunque fondamentale per contrastare la rischiosità insita nelle attività lavorative e i finanziamenti Isi rappresentano un valido strumento per perseguire questo fine, soprattutto per attività ad alto rischio come quelle delle costruzioni. In relazione alle diverse edizioni del bando Isi, il 20% delle risorse annualmente disponibili vanno al settore costruzioni.
La prevenzione rimane sempre l’arma vincente per il contrasto degli infortuni sul lavoro, sia per il contagio da Covid-19 sia per tutti gli altri rischi che continueranno ad essere presenti nello svolgimento delle attività lavorative.”