Proseguiamo con l’intervento dell’On. Davide Tripiedi – componente XI Commissione Camera (Lavoro Pubblico e Privato) – Vice Presidente della XI Commissione Camera alla data di redazione dell’articolo – edito sulla nostra rivista collegata alla manifestazione.
Il problema delle morti sul lavoro è da sempre nei punti del Governo Conte, sia il primo che il secondo. Nel Conte II è stato il primo punto messo in agenda nelle tematiche riguardanti il lavoro, dove si è stabilito il voler ridurre in maniera drastica il tristissimo fenomeno delle morti e degli infortuni.
Conte e il Governo hanno portato in discussione un piano straordinario volto ad evitare gli infortuni e la proposta che con un apposito fondo verranno incentivate le imprese che adotteranno prassi socialmente responsabili e che daranno massima attenzione alla tutela e alla sicurezza dei lavoratori.
Molti sono stati i tavoli organizzati per discutere del tema. Al Ministero del lavoro sono state da tempo avviate discussioni con l’Inail e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro per prendere provvedimenti concreti che vadano nella direzione di assicurare il rispetto delle norme sulla sicurezza.
E il tema dell’ispettorato del lavoro è da tempo presente al centro del dibattito politico grazie soprattutto al mio collega Claudio Cominardi già sottosegretario al Ministero del lavoro. Con il Jobs Act del Governo Renzi è stata creato l’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) che ha portato una rilevante riforma delle agenzie ispettive. Anziché portare a una maggiore efficienza dei controlli, l’operazione ha indebolito il sistema già in difficoltà dei controlli degli ispettori Inps che, prima dell’introduzione dell’INL, risultavano essere i dipendenti pubblici in assoluto più produttivi e redditizi per le casse dello Stato e dell’Inps stesso. Ognuno di loro, infatti, riusciva ad accertare circa 1 milione di euro di evasione contributiva. E in questa situazione, a peggiorare sono stati anche i controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questi motivi, come Governo e come Movimento 5 Stelle stiamo lavorando per ripristinare e migliorare il settore dell’ispettorato.
Stiamo lavorando anche per eliminare il ruolo ad esaurimento degli ispettori INPS e INAIL introdotto con il Decreto Legislativo 149 del 2015 che stabilisce le disposizioni per la razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva.
Il Governo attuale ha anche modificato più volte e in senso migliorativo il Decreto Legislativo 81 del 2008 riguardante la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Come Movimento 5 Stelle, inoltre, abbiamo da qualche tempo proposto un sistema di premialità nei confronti dei datori di lavoro che adottano e aumentano le misure di sicurezza per i propri lavoratori, come ad esempio l’introduzione di misure di defiscalizzazione per gli imprenditori nel caso acquistino strumenti per la sicurezza sul lavoro e si impegnino nella corretta educazione per prevenire pericoli e danni. Questo perché è corretto fornire agevolazioni fiscali a chi utilizza strumenti che garantiscano la sicurezza dei propri dipendenti.
Personalmente seguo da sempre con molta attenzione il tema delle morti e degli infortuni sul lavoro e come Vicepresidente della Commissione lavoro alla Camera dei Deputati, ho convocato diverse volte audizioni specifiche sulla sicurezza. In tal senso, un grande supporto è stato dato da Matteo Mondini, persona rimasta vittima di un grave infortunio che, con impegno infinito, porta avanti da tempo una campagna di sensibilizzazione e informazione per prevenire gli incidenti.
Ed è proprio da qui, dalla necessità di sviluppare una cultura della sicurezza, che bisogna partire. Per fare questo è di fondamentale importanza provare a coinvolgere, come parte attiva, chi tra le vittime degli infortuni abbia la volontà e la forza di poter raccontare le proprie storie nelle scuole, nei posti di lavoro, agli imprenditori e ai dipendenti. Esattamente come fa da anni Matteo Mondini, che con un’energia impareggiabile porta avanti una campagna di informazione e sensibilizzazione per prevenire gli incidenti. Sensibilizzare le persone per una causa così importante può rappresentare il punto di partenza per raggiungere l’obiettivo di ridurre questa dolorosa piaga della nostra società.
Seguo da anni con molta attenzione anche il settore degli edili per il quale esiste una problematica collegata agli infortuni e alle morti sul lavoro, ossia quella del non riconoscere che questa professione sia una mansione usurante. Il perché di questo legame è presto detto: il solo stabilire per legge che il lavoro degli edili è usurante, ridurrebbe in maniera importante il numero di infortuni e morti perché consentirebbe agli stessi lavoratori di terminare con anni di anticipo, rispetto a quanto accade attualmente, la loro professione.
Per i lavoratori edili che svolgono una mansione estremamente faticosa, inoltre, arrivare alla pensione alla stessa età di un direttore di banca è qualcosa di concettualmente sbagliato. E questo vale per tutte le professioni ad oggi non ancora riconosciute come usuranti quando invece lo sono. I requisiti tra le diverse mansioni devono essere necessariamente diversi.
Nella discussione sempre aperta sulla riforma delle pensioni bisogna considerare quale tipo di professioni si siano svolte nell’arco della vita lavorativa agevolando l’anticipo dell’età della pensione per chi ha fatto più fatica fisica. Questo perché chi svolge lavori gravosi è normale che sia più soggetto a continui problemi di tipo fisico e anche a ripetuti rischi per la propria incolumità sul posto di lavoro e che quindi meriti di poter andare in pensione prima di chi invece non ha svolto tali tipi di lavori.
Proprio per questi motivi ho depositato, sia nella passata legislatura che in quella attuale, una proposta di legge riguardante l’accesso anticipato al pensionamento per i lavoratori delle imprese edili e affini. I continui sforzi a cui sono sottoposti nell’arco della loro vita lavorativa fanno sì che questa categoria, che da contratto nazionale di lavoro risulta essere tra le prime in assoluto come numero di lavoratori, sia uno dei settori più logoranti dal punto di vista fisico.
La politica, come si può vedere, non è assente rispetto al tema. Va riconosciuto però che deve riuscire a concretizzare di più per ottenere risultati tangibili per arrivare a ridurre drasticamente l’intollerabile piaga delle morti e degli infortuni sul lavoro. Perché possa diventare sempre più normalità il fatto che chi esce di casa per lavorare e dare un sostegno economico alle proprie famiglie, vi faccia ritorno in piena salute.