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Pubblichiamo l’intervento sulla nostra rivista della Senatrice Susy Matrisciano Presidente XI Commissione Senato (Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza sociale).

Egregio Presidente, facendo seguito alla Sua cortese email del  21.02.2020 Le inoltro il mio contributo. RingraziandoLa per l’opportunità Le porgo i miei migliori saluti.

Promuovere la salute e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro significa avviare misure adeguate e azioni positive che permettano al cittadino di acquisire comportamenti sani e sicuri in tutti gli ambienti di vita e di lavoro.

Estendendo la promozione del concetto di “salute e sicurezza” agli ambienti di vita, superando i canonici ambienti di lavoro, possiamo parlare di “cultura della sicurezza” intesa come insieme dei processi organizzativi e delle pratiche professionali, delle norme scritte e delle convenzioni informali, dei linguaggi, dei modi di pensare, di percepire e di rappresentare il rischio.

Per costruire una cultura della sicurezza, bisogna per prima cosa, cominciare ad abituarsi a “pensare sicuri” in una logica di benessere globale che coinvolga il bambino, l’uomo, il cittadino ed infine il lavoratore.

In particolare, quando si giunge a formare il lavoratore, dovremmo già relazionarci con un soggetto che sia stato abituato a pensare in modo sicuro e per abituare il pensiero, occorre intervenire in primo luogo sui bambini.

E dunque, la scuola è il luogo primario della prevenzione, dove la formazione alla salute e alla sicurezza può trovare un terreno fertile sul quale radicarsi e diventare patrimonio dell’individuo e del gruppo, fin dai primi momenti di socializzazione. L’educazione scolastica è, infatti, determinante nell’impostare negli individui i comportamenti adeguati e gli stili di vita sani, oltre che nel favorire l’interiorizzazione delle regole e dei valori fondamentali di responsabilità sociale e civile.

In questo modo, si riesce a sensibilizzare i giovani e creare canali volti a favorire la diffusione di buone pratiche, tenendo anche conto che in questa fase il futuro imprenditore e il futuro operaio si trovano in un’ideale condizione di parità e neutralità davanti all’informazione che oggettiva la sicurezza sul lavoro.

Di fronte all’incremento del tasso di mortalità e malattia dovuto agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali, è dunque fondamentale rivalutare il ruolo educativo e formativo della scuola nel fornire gli strumenti culturali e le competenze relazionali utili all’inserimento in una futura realtà lavorativa e, in generale, nella società.

Per poter sviluppare la cultura della sicurezza è necessario agire sui comportamenti, smontare le cattivi abitudini e favorire le buone prassi, stimolare la motivazione alla sicurezza. Tutto questo anche attraverso la formazione partecipata e periodica a tutti i livelli, il buon esempio dal punto di vista comportamentale, una comunicazione formale ed informale coerente e un sistema efficace di premi e punizioni.

In qualità di Presidente della “Commissione 11° Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale” in Senato è mia intenzione procedere con iniziative volte alla promozione e alla tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro ponendomi come obiettivo il potenziamento e il radicamento di una solida cultura della sicurezza in ogni contesto della vita sociale e civile dell’individuo. In particolare, iniziando con la promozione e la divulgazione della cultura della salute e della sicurezza del lavoro nei percorsi formativi scolastici e universitari. Proprio su questa stessa linea si è mosso il collega On. Luca Sut che alla Camera ha già depositato il disegno di legge A.C. 1805 recante norme volte all’ “Introduzione dell’insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie” la cui finalità è proprio quella di introdurre nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado del sistema educativo di istruzione e formazione nazionale, dell’insegnamento della cultura della sicurezza, finalizzato a rendere consapevoli gli studenti delle diverse fasce di età dei potenziali rischi conseguenti a comportamenti errati nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica, nonché a fornire loro la conoscenza e l’addestramento adeguati a riconoscere situazioni di pericolo.

Appare, infine, opportuno evidenziare che sulla stessa linea si sta muovendo anche il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che sta portando avanti diversi tavoli il cui tema centrale è la sicurezza nei luoghi di lavoro in tutte le sue sfaccettature con un unico minimo comune denominatore: la cura di ciascun individuo.

EBIPRO
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