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Pubblicata dall’Agenzia delle Entrate il rapporto inerente le statistiche catastali 2020 dal quale emerge la conferma dello spopolamento delle aree montane del nord e di quelle appenniniche del centro e sud Italia.

Infatti, dalla Figura 9 allegata al rapporto, nella quale è riportata la carta geografica dell’Italia con le sue 107 province, è possibile riscontrare il numero di abitazioni per abitanti  per ogni singola provincia attribuendo, per ciascuna di essa valori compresi tra il maggiore 1 e minori di 0,5. Dal rapporto è emerso che solo due province del nord, Aosta e Sondrio, superano il valore di 1 abitazione per abitante, mentre otto province hanno un valore compreso tra lo 0,8 e 1, collocate alcune sull’arco alpino e altre sull’appennino centrale, e ben 17 con valori compresi tra lo 0,7 e lo 0,8, collocate in maggioranza al sud Italia. Si comprende che in queste aree (essendo il numero delle abitazioni maggiore degli abitanti o che il valore dato dal rapporto tra abitazioni e abitanti è prossimo all’unità) vi sono più abitazioni che abitanti. La motivazione deriva dalla presenza di edifici costruiti negli anni scorsi ed oggi abbandonati perché i proprietari si sono trasferiti in altri luoghi.

Per invertire il trend negativo è evidente la necessità di attuare politiche socio – economiche a favore delle aree interne della Penisola al fine di decongestionare anche le aree metropolitane super affollate.

“Le ‘Statistiche catastali’, giunte alla quindicesima edizione, rappresentano una sintesi completa sull’entità e le caratteristiche dello stock dei fabbricati, così come censito nella banca dati del Catasto Edilizio Urbano aggiornato al 31 dicembre 2020. Sono riferite a tutto il territorio nazionale, comprendendo anche lo stock immobiliare delle province di Trento e Bolzano, che gestiscono in proprio gli archivi censuari del Catasto1.

Si tratta di informazioni che riguardano un totale di oltre 76 milioni di beni fra unità immobiliari urbane ed altre tipologie immobiliari che non producono reddito. Per le unità immobiliari urbane si forniscono: la numerosità dello stock, la sua consistenza fisica («vani», superfici o volumi a secondo delle categorie tipologiche) e la correlata base imponibile fiscale determinata dal Catasto (la «rendita catastale»), distinta a seconda se l’intestatario catastale, che detiene un diritto reale sull’immobile, è una persona fisica o meno.

Questi dati, dettagliati per categoria catastale, ovvero per tipologia e/o destinazione d’uso dell’immobile, ed elaborati su base comunale, costituiscono le «statistiche censuarie» che rappresentano il dato amministrativo-censuario riportato nelle banche dati.

Anche in questa edizione si è proceduto ad ulteriori elaborazioni che assumono più propriamente carattere di stima statistica. Queste rappresentano le «elaborazioni statistiche» delle statistiche censuarie. In particolare, si tratta di elaborazione dei dati censuari disponibili, ma non completi (per esempio, nel caso delle superfici delle abitazioni), del calcolo di relazioni tra dati censuari (per esempio, per determinare la «consistenza media per unità immobiliare»).

Un maggior approfondimento sulle tecniche di elaborazione delle statistiche utilizzate in questo Rapporto è riportato in appendice al paragrafo 7.2 (Note metodologiche).

I miglioramenti acquisiti nelle banche dati del catasto nell’ultimo decennio (per esempio la fotoidentificazione2) e quelli ancora in corso come interventi di bonifica e revisione dei classamenti tendono a rendere sempre più corrispondente la situazione inventariale rappresentata a quella reale.

L’insieme di tali considerazioni permette di introdurre un’avvertenza generale alla lettura dei dati relativi alla dinamica dello stock. In questa pubblicazione si è confrontato lo stock del 2020 con quello del 2019 per coglierne le variazioni. Occorre far presente però come la variazione dello stock di unità immobiliari urbane, da un anno all’altro, possa dipendere da almeno tre fattori:

  •  nuove costruzioni;
  •  frazionamenti o fusioni di unità immobiliari esistenti;
  •  rettifiche dovute a censimento di unità immobiliari già esistenti, accertamenti, correzione di errori.

Le variazioni intervenute nella numerosità dello stock e nelle rendite catastali riguardano tutti i movimenti registrati dagli uffici. In particolare, soprattutto per gli anni passati, si possono citare le normative fiscali-catastali quali, a titolo di esempio, la riclassificazione di unità immobiliari residenziali a seguito dell’applicazione dell’articolo 1, commi 335 e 336, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, le modifiche intervenute per la revisione del classamento nell’ambito delle unità immobiliari censite nella categoria E (articolo 2, commi 40 e seguenti, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286), l’iscrizione di immobili non dichiarati in catasto e di quelli ex-rurali (articolo 2, comma 36 decreto-legge n. 262 sopra citato e successive modificazioni).”

Fonte Agenzia delle Entrate – per approfondimento: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/263802/Statistiche_Catastali_2020_20210722.pdf/33a6de08-0c68-5234-3699-dab1d9c63f89

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