Alcune settimane fa abbiamo evidenziato le conseguenze per gli iscritti pensionati Inarcassa derivante dall’introduzione dell’obbligo, dal primo gennaio di quest’anno, di versamento della contribuzione minima soggettiva e integrativa in misura del 100% attraverso le modifiche apportate al Regolamento Generale Previdenza (RGP) con la deliberazione del Comitato Nazionale dei Delegati del 24-25-26 giugno 2020 ed approvate a dicembre dai ministeri vigilanti.
Interveniamo questa settimana per esaminare le conseguenze delle modifiche apportate dai nostri delegati al RGP su altre due misure:
- – Pensione di vecchiaia unificata anticipata;
- – Maturazione del diritto alla pensione.
Pensione di vecchiaia unificata anticipata
La possibilità di andare in pensione in anticipo (attualmente bisogna avere 63 anni e tre mesi con trentaquattro anni di iscrizione e contribuzione ad Inarcassa) è una conquista dell’intera nostra categoria rispetto a ciò che oggi, invece, accade nel mondo del lavoro dipendente.
Le modifiche apportate al RGP dai nostri delegati, nell’ultima riunione del vecchio direttivo, ha interessato, tra l’altro, la percentuale di riduzione (art. 20, comma 3) della pensione di vecchiaia unificata anticipata. “La percentuale di riduzione della quota retributiva della Pensione di Vecchiaia Unificata Anticipata viene stabilita in quota fissa, pari allo 0,43% per ogni mese di anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria. Questo meccanismo sostituisce la riduzione definita dalla Tabella M del RGP.”
In buona sostanza, per coloro che hanno maturati i requisiti per l’erogazione Pensione di Vecchiaia Unificata Anticipata, dal 1° gennaio 2021 si vedranno applicare una riduzione del 15,48 % sulla quota retributiva spettante la quale risulta maggiore di circa il 50 % dell’aliquota di 10,45% vigente nell’anno 2020 e rilevabili dalla Tabella M del RGP.
Allora c’è da chiedersi:
– come mai occorre applicare una ulteriore riduzione di circa il 50 % maggiore di quella vigente lo scorso anno per mantenere in piedi il calcolo attuariale della sostenibilità a 50 anni?
– i coefficienti di riduzione degli scorsi anni e riportati nella tabelle M del RGP non garantivano già la sostenibilità prevista dalla riforma Fornero e la solidarietà tra generazioni?
Maturazione del diritto a pensione
Altra decisione approvata dal Consiglio Nazionale dei Delegati del 24-25-26 giugno 2020 ed approvate a dicembre dai ministeri vigilanti con vigenza dal 1° gennaio 2021, è la modifica apportata all’art. 16 bis, comma 6, il quale prevede che, “in presenza di irregolarità accertate in sede di pensionamento l’associato ha 180 giorni, dalla richiesta dell’ufficio, per sanare la posizione contributiva dopodiché la domanda di pensione decade e dovrà essere nuovamente ripresentata.”
La pensione viene erogata, agli iscritti aventi titolo, a partire dalla data di presentazione della domanda. Se l’iscritto risulta moroso nei confronti di Inarcassa il rateo di pensione non viene erogato poichè il principio giuridico dell’automaticità della prestazioni previdenziali, previsti nei rapporti di lavoro subordinati, non trova applicazione nei rapporti fra liberi professionisti e la propria cassa di previdenza. Ciò comporta, per l’iscritto, la necessità del pagamento dell’intera somma dovuta ad Inarcassa per poter ottenere la pensione spettante.
Con la presentazione della domanda di pensione l’iscritto matura il suo diritto alla pensione per cui la stessa va corrisposta a partire da tale data nonostante lo stesso risulti moroso nei confronti dell’Ente.
Finora, l’iscritto che riusciva a pagare, anche dopo diversi anni, la sua morosità si vedeva riconosciuta da Inarcassa la somma maturata della pensione spettante dal momento della domanda fino al pagamento dei contributi, sanzioni ed interessi ancora dovuti.
Con la nuova norma, l’iscritto moroso è obbligato a ripresentare la domanda di pensione ogni sei mesi perdendo l’importo della pensione fino a quel momento maturata.
Penalizzare chi ha maturato determinati requisiti o allungare i tempi per l’accesso alla pensione vuol dire adottare politiche per evitare il pagamento della pensione.
In passato il sistema contributivo e pensionistico serviva per immettere liquidità nel sistema dell’economia reale. Oggi il sistema serve per alimentare quello finanziario che, in più occasioni, si è rilevato distante dall’economia reale creando bolle speculative a danno del contribuente.
La sostenibilità della nostra Cassa dipende non solo dai contributi che l’iscritto versa ma anche dall’andamento dei mercati finanziari. Infatti, il patrimonio di Inarcassa, nei mesi del lockdown conseguenziale alla pandemia, si è ridotto di alcune centinaia di milioni di euro e, per tali circostanze, non può essere l’iscritto a doverne pagare le conseguenze.
Tra l’altro riteniamo poco opportuno, da parte dei delegati, aver preso tali decisioni in piena pandemia penalizzando coloro che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, ivi compreso quella anticipata, e che vedono, in tale paracadute, la possibilità di far fronte alle difficoltà economiche che l’emergenza sanitaria sta producendo. Ricordiamo che la nostra non è solo una Cassa di Previdenza ma anche di Assistenza agli iscritti
Auspichiamo, pertanto, un intervento dei delegati e dei quadri dirigenti per un’ulteriore modifica al RGP che ponga le conseguenze derivante sull’iscritto al centro delle scelte decisionali e rimedio agli squilibri ancora presenti nella nostra regolamentazione previdenziale.