cadiprof 728

Dal 30 Novembre al 9 Dicembre nel Chiostro del Museo del Sannio a Benevento sarà possibile conoscere, attraverso la mostra curata dall’Associazione LP di Pisa ed organizzata dalla Federarchitetti Sezione Territoriale di Benevento,  le opere di due tra i più grandi maestri dell’Architettura italiana del Novecento: Roberto Gabetti e Aimaro Isola. La loro opera dal 2000 viene portata avanti con gli stessi intenti dallo studio Isolarchitetti. Negli anni Cinquanta Gabetti e Isola sconvolsero il panorama architettonico italiano fortemente assoggettato alle esigenze della ricostruzione post-bellica, riportando in auge valori costruttivi tradizionali della loro terra, il Piemonte, attraverso un linguaggio architettonico che ripercorreva all’indietro la Storia, soffermandosi sulle forme del primo Novecento. Il Neoliberty inventato da Gabetti e Isola suscitò negli anni Cinquanta una reazione molto forte da parte dei fautori del funzionalismo, che si prestavano volentieri ad assecondare la speculazione edilizia nata con la ricostruzione. Per questo motivo forse, negli anni Novanta il Comune di Benevento giudicò favorevolmente i due architetti in occasione di un Concorso per la sistemazione dell’area del Duomo, al quale avevano partecipato insieme ad altre archistar internazionali.

Il ricordo dei bombardamenti subiti dalla città di Benevento da parte dei “nemici” e degli “alleati” durante la seconda Guerra Mondiale è stato rivissuto in un monologo di Antonio Intorcia, che ha introdotto il convegno seguito all’apertura della mostra il 30 novembre, rispolverando motivazioni e intendimenti dell’Amministrazione Comunale beneventana degli anni Novanta.

Come ha ricordato l’architetto Giuseppe Iadicicco, all’epoca assessore all’Urbanistica, la funzione di Museo d’Arte Contemporanea abbellito da giardini pensili com vista su piazza Orsini, affiancato da una piazza porticata, sembrò la soluzione migliore per l’area e per l’immobile oggetto del concorso, allo scopo di raggiungere tre obbiettivi: 1) qualificare una parte della città ancora in macerie 2) offrire una soluzione economicamente gratificante ai privati proprietari dell’area 3) edificare un monumento architettonico che potesse essere attrattore economico per il territorio nazionale e internazionale verso la città sannita.

Nel 2018 di tutto ciò non si è concretizzato ben poco: l’edificio di Gabetti e Isola, parzialmente realizzato, versa in stato di eterno incompiuto, non riconosciuto dai cittadini nel valore architettonico ed al centro di continue diatribe politiche. Sorvolando sulla volontà espressa  dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Benevento di non voler partecipare al dibattito escludendo anche la concessione del patrocinio all’intera manifestazione, la Sezione della Federarchitetti di Benevento ha inteso promuovere con la mostra una maggiore conoscenza degli autori e della loro poetica architettonica, cercando di stabilire un legame culturale prima ancora che emotivo ed economico tra il cantiere abbandonato e la città. Non c’è dubbio che la prima causa del fallimento del progetto beneventano di Gabetti e Isola – ha evidenziato il Presidente Federarchitetti nel suo intervento  – risieda nelle lungaggini burocratiche: elemento da considerarsi oramai un cancro per la maggior parte delle grandi opere, di cui l’ultima vittima sembra essere il ponte di Genova. Le conseguenze, poi, hanno ripercussioni sugli aspetti economici che fanno allungare i tempi per il pagamento delle prestazioni professionali svolte. Nell’esempio dell’opera beneventana siamo a 18 anni dalla vincita del concorso d’idee da parte di Gabetti & Isola ed ancora non si conoscono i tempi per il suo completamento. La Federarchitetti – ha concluso l’arch. Iarrusso – ritiene che occorre sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della qualità architettonica per contribuire all’attrattività del territorio offrendo così nuove opportunità di sviluppo economico.

Sono state valide per Federarchitetti anche le motivazioni dell’assessore all’Urbanistica Antonio Reale, che ha lamentato la mancanza di fondi comunali per il completamento dell’opera, e affermato l’intenzione di “ripiegare” su una versione atrofizzata dell’immobile, che sia però fruibile nell’immediato. Un atteggiamento che sembra fattivo, ma che di fatto escluderebbe la possibilità di avere nella città un’opera architettonica che funga da attrattore economico, così come si è verificato a Bilbao o a Parigi, per fare due esempi famosi in tutto il mondo.

Con la mostra e il convegno Federarchitetti ha inteso proprio ricominciare dalla conoscenza per arrivare alla sostanza del problema e aprire un dibattito costruttivo sulla sorte della sistemazione urbana a firma di Gabetti e Isola. Varie possono essere le soluzioni, che vanno però ponderate con dati scientifici relativi alla fattibilità, per giungere ad una soluzione pratica in tempi brevi, vantaggiosa per Benevento ma anche in grado di conquistare la fiducia della Comunità Europea, unico Ente in grado di finanziare il completamento. Intanto, l’apporto scientifico e storico dei relatori Francesco di Monte e Silvia Lucchesini al convegno, ha contribuito non poco a rispolverare i connotati dell’opera, troppo spesso sviliti superficialmente da più parti. Federarchitetti si augura che alla fase della Conoscenza e della Comprensione, segua quella delle Scelte Consapevoli, avallate da una soluzione adeguata, che possa in tempi rapidi dare una risposta concreta alle istanze cittadine che attendono da circa settantacinque anni.

EBIPRO