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CONIUGARE QUALITA’, ARMONIA E RISPOSTE ALLE NECESSITA’

Nella cornice del Centro Congressi di Rimini si è tenuto lo scorso 26 aprile il seminario Organizzato dalla Confedertecnica in collaborazione con Federarchitetti dal tema “Città senza barriere” al quale hanno partecipato esponenti della nostra organizzazione e quelli dell’ANMIL, FAND, FIABA e addetti del settore.

Di seguito si riporta l’intervento della rappresentante Federarchitetti, arch. Silvia Lucchesini.

“ABBIAMO città bellissime, ma non adatte per chi ha una mobilità ridotta. Non facile affrontare il tema dell’accessibilità delle nostre città, bravi invece a nasconderci dietro definizioni che spesso aggirano gli ostacoli, ma non altrettanto bravi a superarli. In città dove gli stessi mezzi di comunicazione non sono adatti, dove è necessario avere portali per cercare alberghi luoghi

di svago o luoghi per passare le vacanze, ci sono piccole associazioni che sopravvivono con pochi euro, nuove norme che cercano di invertire la tendenza.

Nel 1966 fu fatta una legge a favore dei mutilati ed invalidi civili, da lì la Legge 482/68 apre alle persone con disabilità le porte del mondo del lavoro. Susanne Koefoed elabora il Simbolo internazionale dell’accesso.

A seguire nel 1971 a Roma si tiene la prima Conferenza Internazionale sulla Legislazione in favore degli invalidi. Il 9 gennaio la Legge 13/89 fissa una serie di Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati; il 14 giugno dello stesso anno viene emanato il D.M. 236, il Regolamento di attuazione della Legge 13/89.

Con le legge 162/98 il Parlamento sancisce per la prima volta il diritto alla vita indipendente per le persone con disabilità.

SI AFFERMA il diritto a un’assistenza personalizzata a domicilio, pagata con fondi gestiti direttamente dal soggetto interessato. In campo progettuale con il Regolamento di attuazione della legge 13/89 ‘si ingessa’ qualsiasi realizzazione, introducendo, per quanto riguarda gli arredi dei bagni, sanitari di difficile approccio anche per lo stesso disabile, wc irraggiungibili (una sorta di conquista), lavandini enormi posizionati alle altezze più disparate, obbligati dalle Asl a essere

inseriti in ambiti con dimensione enormi, senza i quali l’autorizzazione per aprire degli esercizi pubblici è negata. Per non parlare di altri arredi, quali porte con maniglioni impossibili da aprire , le stesse vie di fuga in caso di emergenza non adeguate

per le varie difficoltà.

SECONDO la definizione tratta da European Concept for Accessibility, Tecnical Assistance Manual è disabie chi è su sedia a rotelle, le persone anziane, le donne in gravidanza, chi è di bassa statura (compresi i bambini), gli obesi, chi, in definitiva, ha difficoltà permanenti e non. Con il 2016 si arriva a un importante cambiamento per la disabilità con la pubblicazione delle

UNI/PdR 24: 2016, un approccio verso la progettazione dell’ambiente, dei prodotti e dei servizi, che assicura la partecipazione da parte di tutte le persone su base equa a tutte le attività sociali. La necessità di innalzare i livelli qualitativi di accessibilità

alle città, rivolgendosi a persone in tutti gli stadi della vita. Altra novità importante sono i Finanziamenti Inail alle imprese ‘dalla

prevenzione al reinserimento lavorativo’ (sono stanziati 244 milioni di euro di cui, 45 milioni di euro a fondo perduto).

GUARDANDO i nostri regolamenti edilizi attenti a definire anche le ‘bacheche degli esercenti’ saremo pronti a riprogettare le nostre città? L’architetto deve avere una visione ampia, flessibile e allo stesso tempo analitica per raggiungere un connubio tra qualità e armonia, rispondendo alle necessità.

Attivare una anamnesi conoscitiva sullo stato dei luoghi, fotografando i quartieri, visualizzando i nodi da risolvere, è il primo obiettivo per portare soluzioni di architettura integrata al servizio dell’umanità, coadiuvati da chi vive quotidianamente le difficoltà.

È sicuramente materia da inserire nelle scuole, grande motore di energia, con menti pronte a recepire e mettere in pratica come poter progettare un futuro senza barriere. «Disabili una volta nella vita toccherà a tutti diventarlo», quindi spetta agli architetti, ingegneri, geometri, periti e qualunque categoria affine, incentivare progetti di universal design guardando sempre alle nuove scelte tecnologiche, che aiutano ad abbattere le difficoltà, senza creare un modello fisso, portatore solo di carenza prospettica.”

confedertecnica
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