In questi giorni siamo ritornati a pagare le tasse ma nessuna risposta è finora pervenuta dai ministeri vigilanti per utilizzare i nostri soldi.
Le Casse di Previdenza dei liberi professionisti capitalizzano ottantasette miliardi di euro che contribuiscono a ridurre il debito pubblico della Nazione poiché inseriti nella formazione del bilancio annuale dello Stato.
L’ultimo bilancio consuntivo (anno 2019) di INARCASSA ha raggiunto un patrimonio di 11,5 miliardi di euro, ovvero la Cassa di Previdenza degli architetti ed ingegneri liberi professionisti detiene quasi il 14 % del patrimonio previdenziale di tutti i professionisti contribuendo, con detta somma, a ridurre il deficit dello Stato. Solo lo scorso anno INARCASSA ha avuto un avanzo di bilancio di 805 milioni rispetto ai 3,0 miliardi di avanzo dell’intera platea delle Casse di Previdenza Private rappresentando circa il 27 % del totale. Ciò significa che INARCASSA risparmia ogni anno di più rispetto alle altre Casse Private e, quindi, tra queste,è quella che contribuisce maggiormente a ridurre il deficit della Nazione.
Dal 2012 (anno di applicazione della riforma Fornero) il patrimonio di INARCASSA si è quasi raddoppiato grazie al drenaggio di risorse prelevate dall’iscritto a favore del sistema previdenziale e, visto il consistente patrimonio, anche a favore del sistema finanziario, considerato che il patrimonio viene investito in azioni, obbligazioni o nell’immobiliare.
Queste risorse, che sono controllate dai ministeri vigilanti, rientrano nei saldi di finanza pubblica per cui se si spendono per il sostegno delle attività degli associati risultano debito dello Stato con un aumento del relativo deficit. Pertanto, si crea una notevole resistenza, da parte dei ministeri vigilanti, a consentire spese diverse da quella previdenziale.
Con una situazione straordinaria di pandemia e con una contrazione eccezionale del mercato di lavoro professionale dell’area tecnica, vi è la necessità che lo Stato aiuti la categoria nello stesso modo con cui sta aiutando le altre attività o i lavoratori dipendenti con la cassa integrazione anche in deroga. In particolare allo Stato non si chiede di erogare risorse o contributi ai liberi professionisti (anche se sarebbe legittimo essere equiparati a tutti gli altri contribuenti), ma di poter utilizzare una parte dei nostri soldi.
Il solo bonus ricevuto nei mesi di marzo ed aprile (manca ancora l’erogazione di quello di maggio) è insufficiente per far fronte agli innumerrevoli impegni di spesa necessari per far ripartire il settore e, l’essere prigionieri di un vincolo sbagliato, sta affossando ulteriormente il settore tanto da far prevedere l’abbandono dall’attività di oltre il 20 % degli architetti e ingegneri liberi professionisti.
E’ necessario che i ministeri vigilanti, che controllano la nostra Cassa di Previdenza, accelerano nel dare l’assenso nell’utilizzare i nostri soldi con le misure messe in campo dai vertici di INARCASSA. Sono preoccupanti questi ritardi (sono oltre due mesi e mezzo che attendiamo) che, nei prossimi mesi, avranno ripercussioni sulla sostenibilità finanziaria degli studi professionali soprattutto dei soggetti più deboli: piccoli studi, giovani e donne. Non bisogna dimenticare che le donne assolvono anche ad una funzione sociale che lo Stato ha da tempo abdicato: esse sono professioniste, mamme, mogli e figlie assolvendo quotidianamente e contemporaneamente a tutti questi compiti.